Pracchiola nel 1508: tra castagneti e pascoli ai piedi del Cirone
L'Estimo pontremolese del 1508, registrava la presenza a Pracchiola di 26 fuochi
fiscali, con una valutazione complessiva di 1.940 lire ed una media di poco più di 74 lire e
mezza cadauno. Soltanto uno di questi (Joannes
Matheus quondam Jacobi Orioli), superava le 300 lire di
valore stimato1,
ed altri 4 proprietari si attestavano nella fascia superiore alle
100 lire2.
Delle
famiglie censite 22 (l’84,62%) erano proprietarie di una casa,
della quale, però, non è possibile definire le caratteristiche,
poiché ad ognuna di queste veniva attribuito comunque il valore di
40 lire.
Il
reddito complessivo dei terreni di proprietà degli abitanti di
Pracchiola ammontava a 1.035 lire e 10 soldi (la media superava di
poco le 39 lire e mezza) e tutti i fuochi disponevano di qualche
appezzamento, con la sola eccezione di Costantino fu Franceschino
olim Joanis Picinini.
La
quasi totalità dei 391 appezzamenti di terra posseduti dai
pracchiolesi, erano situati presso il paese. Al di fuori di
quest’area c'erano soltanto terreni in zone direttamente confinanti
o comunque assai vicine. Presso
Groppodalosio c'erano sette terreni: 4 castagneti per 20 lire
e 5 soldi, un vigneto associato ad orto per due lire, un canapaio per
2 lire ed un castagneto associato a seminativo per una lira e 10
soldi. Presso Casalina
i terreni erano due: un orto ed un castagneto, entrambi valutati una
lira. L’unico terreno posto presso Previdè era un seminativo
valutato 5 lire. In sintesi, i pracchiolesi possedevano il 97,01%
delle loro terre nelle adiacenze del paese ove risiedevano. Per il
resto, il 2,32% era nelle pertinenze di Groppodalosio, lo 0,48%
presso Previdè e lo 0,19% presso Casalina.
Quanto
alla destinazione agricola dei terreni di proprietà degli abitanti
del paese, il castagneto con il 34,76% ed il prato con il 21,44%
occupavano complessivamente oltre la metà delle terre. A seguire
c’erano i seminativi (17,86%), i vigneti (l’8,32%), i boschi di
cerro (5,95%), gli orti (4,10%), i canapai (3,03%), le terre con
presenza di alberi di frutto, soprattutto noci (2,91%) ed, infine,
gli incolti (1,63%).
L’Estimo del 1508 dà anche conto della presenza di un
solo mulino, posto in località le Moline (proprio alla
confluenza dei fra il Magra ed il Rio che scende da Frattamara) e di
proprietà del più facoltoso dei residenti di Pracchiola, cioè
Giovanni Matteo fu Giacomo Orioli. Il mulino, valutato
soltanto 10 lire era dotato di di una macina e di apposito bedale.
Quanto
alla pastorizia, il bestiame forniva a Pracchiola un reddito3
complessivo di 14 lire e 10 soldi (lo 0,75% del reddito totale e
l’1,62% del reddito prodotto dall’insieme delle attività
agricole e pastorali). A gestire secondo diverso titolo animali (in
proprietà o in affidamento da terzi) erano i titolari di 15 dei 26
fuochi fiscali censiti nel paese (il 52,69%), che traevano dalla
pastorizia meno dell’1% del loro reddito. Il patrimonio animale era
costituito da dieci vacche e da settantaquattro fra pecore e capre.
Dall'analisi
dei fuochi fiscali emergono anche alcune considerazioni interessanti
sulla composizione della popolazione. Oltre alla presenza di alcuni
cognomi che si ritroveranno negli anni seguenti (Armanini, Pegorarii,
Picinini, Orioli, Ricci ed Uggeri), c'è quella di immigrati. A
Pracchiola nel 1508 c’erano cinque fuochi (il 19,23% del totale)
per i quali il compilatore dell’Estimo segnalava una provenienza
legata ad un insediamento che non doveva datare da molto tempo.
Martino quondam Joannis Petri Anselmi proveniva da
Groppodalosio, Bernardino quondam Joannis Antonii olim Bertoni
Schiareti veniva da Gravagna, Bernardo quondam Laurentii
era segnalato come proveniente de
Rino, Bertone quondam Joannis
veniva da
Barcola e Perinus quondam Gulielmini Odi dalla
Valmozzola.
1
Estimo 1508, Val
d’Antena e Pracchiola,
presso Archivio di Stato di Massa, Sez. di Pontremoli, vol. 3, cc. 2
r./v. e 3 r.
2
Bertone quondam Joannis de Barcula habitatoris Prachiolae
(Estimo 1508, vol. III, c. 15 r./v.) con
172 lire e 10 soldi, degli eredi quondam Bertoni olim Antonii
Panelli (cc. 6 v. e 7 r.) con 108 lire e 6 soldi, di Giovanni
Maria quondam Bertoni (c. 3 v.) con 114 lire e di
Michele quondam Gasparini olim Donini (c. 10 r.) con 103 lire
ed un soldo.
3
Il reddito prodotto dagli animali posseduti ed allevati direttamente
è di una lira per ogni bovino e suino e di due soldi per ogni ovino
o alveare. Lo stesso reddito viene diviso a metà fra il
proprietario e il conduttore qualora l’animale sia affidato a
terzi perché venga allevato.