25 febbraio 2014

Nagli Estimi pontremolesi del 1508 a Scorcetoli, attorno alla cappella di S. Andrea, soltanto cinque fuochi possedevano terreni



Il territorio pontremolese, nel 1508, comprendeva anche la porzione del comune di Filattiera a nord del torrente Caprio: una delle zone a maggiore produttività agricola di tutto il vasto comprensorio e, per questo, oggetto delle attenzioni economiche dei benestanti, per lo più residenti nel Borgo di Pontremoli, che ivi possedevano ampi appezzamenti di terra, talvolta veri e propri poderi, con caxe, caxamenta o cassine in appezzamenti, il cui reddito si rivela, attraverso l'Estimo, assai più elevato della media.
Di questa parte, quella attorno agli abitati di Scorcetoli, Ponticello, Canale e Monteluscio costituiva un'unica pertinenza, il Basso Caprio, per lo più pianeggiante o di bassa collina, delimitata a nord da Pontremoli, ad Ovest dal letto del Magra, a Sud dalla parte terminale del torrente Caprio, e, verso l'Appennino, ad Est, da Caprio alto, Serravalle, Dobbiana e Ceretoli.
Il funzionario della comunità incaricato di stimare i beni correlati all'agricoltura, nel procedere alla loro valutazione, si mosse lungo un itinerario facilmente individuabile attraverso il succedersi delle stime riferite ai proprietari delle ville. La prima che egli toccò nella parte del suo percorso rendicontata nel volume, che, conservato nella sezione pontremolese dell'Archivio di Stato di Massa, è identificato come Estimo del 1508 – Ponticello (vol. 8°), fu Scorcetoli. Di lì, restando in quella parte di territorio oggi filattierese, procedette alla stima dei beni degli abitanti degli altri paesi del Basso Caprio; raggiunse, quindi, l'attuale borgo di Caprio (Summum Caprium), e, poi, Serravalle ed i vari nuclei abitati che compongono Dobbiana.
Poi, lungo l'antica strada che portava verso la Lombardia, passò a Ceretoli e ad Arzengio; quindi, valicato il passo della Crocetta, entrò nella Valdantena, procedendo, nell'ordine, alla valutazione dei beni della gente di Toplecca, Versola, Casalina, Previdè e Groppodalosio.
Alla villa di Scorcetoli sono riservate le prime pagine (carte) dell'ottavo volume dell'Estimo del 1508. È immediata la percezione dell'esiguo numero di fuochi censiti: soltanto 5 famiglie possedevano beni correlati all'agricoltura. La stima complessiva ammontava a 376 lire e 14 soldi, di cui 200 lire derivavano dalla proprietà delle case (come sempre valutate tutte forfettariamente 40 lire), 176 lire e 5 soldi da quella di 42 appezzamenti di terra e 9 soldi da altrettante pecore che, pur di un abitante di Scorcetoli, erano affidate a Rinaldino Coduri di Caprio.
Il fuoco (cioè il nucleo familiare) con il reddito più elevato era quello di Silvestro fu Aldrovando fu Pagano (Pagani), con 109 lire e 10 soldi, derivanti dalla proprietà di 10 terreni (69 lire e 10 soldi) e della casa di abitazione. I suoi terreni erano prevalentemente censiti come seminativi (51,08%), vigneti, di cui buona parte tenuti a pergola (25,90%) ed oliveti (8,63%).
Quanto ai terreni di proprietà di tutti i fuochi di Scorcetoli, la stragrande maggioranza (36 appezzamenti, pari al 95,5% della stima) si trovava nelle immediate vicinanze del paese e, comunque, in pertinentiis Imi Caprii. Pochi gli appezzamenti altrove: uno era presso Pieve di Saliceto e cinque presso Torrano. Le colture vedevano prevalere il seminativo (44,73%), seguito dai vigneti (25,76%, in buona parte a pergola) e dagli oliveti (9,46%). Minore importanza nella costituzione del reddito avevano i prati (6,62%), i castagneti (5,96%) ed i terreni alberati (4,49%). Valori residuali erano riferiti a orti (1,56%), querceti (0,71%), boschi (0,57%) ed incolti (0,14%).
Ma Scorcetoli aveva davvero dimensioni così minuscole? L'Estimo ci offre notizie esclusivamente sui proprietari di beni correlati ad agricoltura e allevamento. È, quindi, impossibile, attraverso questo strumento, risalire ad un censimento della popolazione, che doveva – viste le caratteristiche economiche del luogo – comprendere anche famiglie di coloni che traevano il loro reddito dalla coltivazione dei terreni appartenenti ad abitanti di Pontremoli o di altre ville, oltre a quanti prestavano servizi a chi percorreva la strada che, verso Sud, immetteva nei territori malaspiniani.
Il paese, considerato come villa e raccolto attorno alla cappella di S. Andrea, doveva avere, infatti, una ben maggiore importanza, soprattutto correlata alla viabilità che vedeva, poco distante, un importante ponte sul Caprio, presso il quale si trovava anche l'oratorio di S. Maria Maddalena.
A attestare le origini di Scorcetoli sono diverse citazioni. Se i cronisti, le cui testimonianze, spesso fantasiose, le fanno risalire a tempi eccessivamente remoti (il Villani fa risalire la chiesa di S. Andrea a Villa Quercetoli addirittura al 456 ed a ben undici anni prima la realizzazione in muratura del vicino ponte sul Caprio!), è comunque accertata l'esistenza del toponimo nel 1062, quando, in un documento riguardante l'oratorio di S. Bartolomeo de donnicato (dipendente dal monastero di S. Venerio del Tino), si legge di un abate Albizzo che concedeva a livello ai chierici Azzo ed Oddo, figli di Burda, “de loco ubi dicitur Scorcitulo”, un appezzamento “in loco ubi dicitur Donnicato”.
Quanto alla cappella di S. Andrea, essa, costruita attorno alla metà del XV secolo, è citata fra le istituzioni ecclesiastiche appartenenti alla Pieve di S. Stefano di Filattiera nel secondo Estimo della Diocesi di Luni (1470-1471). La vicina cappella di S. Maria Maddalena subì gli effetti disastrosi dell'alluvione del 13 settembre 1517, quando il transito sulla via che da Pontremoli conduceva verso il mare venne interrotto in loc. al Zago per il crollo del ponte sul Caprio. In quell'occasione venne distrutto dalla furia delle acque anche l'ospedale, cui la cappella era annessa. L'oratorio verrà ricostruito attorno al 1600, mentre il ponte sarà reso di nuovo agibile soltanto molti anni dopo, nel 1765, a testimonianza dell'essere venuta meno l'importanza della strada che seguiva il corso del Magra, peraltro da sempre insicura ed anche, nei secoli, più volte teatro di drammatici fatti di sangue. (da Il Corriere Apuano, n. 7 del 15 febbraio 2014, p. 3)
(le notizie sono tratte, oltre che dall’analisi di documenti custoditi presso la Sezione di Pontremoli dell’Archivio di Stato di Massa, dalle opere di: G. PISTARINO (Le pievi della Diocesi di Luni, la Spezia-Bordighera, 1961), G. FRANCHI – M. LALLAI (Da Luni a Massa Carrara – Pontremoli, Modena – Massa, 2000), P. FERRARI (Studi di storia lunigianese, Pontremoli, 1985), N. ZUCCHI CASTELLINI (Cronache pontremolesi del Cinquecento, Parma, 1980), G. SFORZA (Memorie e documenti per servire alla storia di Pontremoli, Lucca-Firenze, 1887); B. CAMPI (Memorie storiche della Città di Pontremoli, Pontremoli, 1975); Pontremuli Statutorum ac Decretorum Volumen (Parma, 1571)