Nagli Estimi pontremolesi del 1508 a Scorcetoli, attorno alla cappella di S. Andrea, soltanto cinque fuochi possedevano terreni
Il
territorio pontremolese, nel 1508, comprendeva anche la porzione del comune di
Filattiera a nord del torrente Caprio: una delle zone a maggiore produttività
agricola di tutto il vasto comprensorio e, per questo, oggetto delle attenzioni
economiche dei benestanti, per lo più residenti nel Borgo di Pontremoli, che
ivi possedevano ampi appezzamenti di terra, talvolta veri e propri poderi, con caxe,
caxamenta o cassine in appezzamenti, il cui reddito si rivela,
attraverso l'Estimo, assai più elevato della media.
Di
questa parte, quella attorno agli abitati di Scorcetoli, Ponticello, Canale e
Monteluscio costituiva un'unica pertinenza, il Basso Caprio, per lo più
pianeggiante o di bassa collina, delimitata a nord da Pontremoli, ad Ovest dal
letto del Magra, a Sud dalla parte terminale del torrente Caprio, e, verso l'Appennino,
ad Est, da Caprio alto, Serravalle, Dobbiana e Ceretoli.
Il
funzionario della comunità incaricato di stimare i beni correlati
all'agricoltura, nel procedere alla loro valutazione, si mosse lungo un
itinerario facilmente individuabile attraverso il succedersi delle stime
riferite ai proprietari delle ville. La prima che egli toccò nella parte
del suo percorso rendicontata nel volume, che, conservato nella sezione
pontremolese dell'Archivio di Stato di Massa, è identificato come Estimo del
1508 – Ponticello (vol. 8°), fu Scorcetoli. Di lì, restando in quella parte
di territorio oggi filattierese, procedette alla stima dei beni degli abitanti
degli altri paesi del Basso Caprio; raggiunse, quindi, l'attuale borgo
di Caprio (Summum Caprium), e, poi, Serravalle ed i vari nuclei abitati
che compongono Dobbiana.
Poi,
lungo l'antica strada che portava verso la Lombardia, passò a Ceretoli e
ad Arzengio; quindi, valicato il passo della Crocetta, entrò nella Valdantena,
procedendo, nell'ordine, alla valutazione dei beni della gente di Toplecca,
Versola, Casalina, Previdè e Groppodalosio.
Alla
villa di Scorcetoli sono riservate le prime pagine (carte)
dell'ottavo volume dell'Estimo del 1508. È immediata la percezione dell'esiguo
numero di fuochi censiti: soltanto 5 famiglie possedevano beni correlati
all'agricoltura. La stima complessiva ammontava a 376 lire e 14 soldi, di cui
200 lire derivavano dalla proprietà delle case (come sempre valutate tutte
forfettariamente 40 lire), 176 lire e 5 soldi da quella di 42 appezzamenti di
terra e 9 soldi da altrettante pecore che, pur di un abitante di Scorcetoli,
erano affidate a Rinaldino Coduri di Caprio.
Il fuoco (cioè il nucleo familiare) con il reddito più elevato era quello
di Silvestro fu Aldrovando fu Pagano (Pagani), con 109 lire e 10 soldi, derivanti
dalla proprietà di 10 terreni (69 lire e 10 soldi) e della casa di abitazione.
I suoi terreni erano prevalentemente censiti come seminativi (51,08%), vigneti,
di cui buona parte tenuti a pergola (25,90%) ed oliveti (8,63%).
Quanto
ai terreni di proprietà di tutti i fuochi di Scorcetoli, la stragrande
maggioranza (36 appezzamenti, pari al 95,5% della stima) si trovava nelle
immediate vicinanze del paese e, comunque, in pertinentiis Imi Caprii.
Pochi gli appezzamenti altrove: uno era presso Pieve di Saliceto e cinque
presso Torrano. Le colture vedevano prevalere il seminativo (44,73%), seguito
dai vigneti (25,76%, in buona parte a pergola) e dagli oliveti (9,46%). Minore
importanza nella costituzione del reddito avevano i prati (6,62%), i castagneti
(5,96%) ed i terreni alberati (4,49%). Valori residuali erano riferiti a orti
(1,56%), querceti (0,71%), boschi (0,57%) ed incolti (0,14%).
Ma
Scorcetoli aveva davvero dimensioni così minuscole? L'Estimo ci offre notizie
esclusivamente sui proprietari di beni correlati ad agricoltura e allevamento.
È, quindi, impossibile, attraverso questo strumento, risalire ad un censimento
della popolazione, che doveva – viste le caratteristiche economiche del luogo –
comprendere anche famiglie di coloni che traevano il loro reddito dalla
coltivazione dei terreni appartenenti ad abitanti di Pontremoli o di altre ville,
oltre a quanti prestavano servizi a chi percorreva la strada che, verso Sud,
immetteva nei territori malaspiniani.
Il
paese, considerato come villa e raccolto attorno alla cappella di S.
Andrea, doveva avere, infatti, una ben maggiore importanza, soprattutto
correlata alla viabilità che vedeva, poco distante, un importante ponte sul
Caprio, presso il quale si trovava anche l'oratorio di S. Maria Maddalena.
A
attestare le origini di Scorcetoli sono diverse citazioni. Se i cronisti, le
cui testimonianze, spesso fantasiose, le fanno risalire a tempi eccessivamente
remoti (il Villani fa risalire la chiesa di S. Andrea a Villa Quercetoli
addirittura al 456 ed a ben undici anni prima la realizzazione in muratura del
vicino ponte sul Caprio!), è comunque accertata l'esistenza del toponimo nel
1062, quando, in un documento riguardante l'oratorio di S. Bartolomeo de
donnicato (dipendente dal monastero di S. Venerio del Tino), si legge di un
abate Albizzo che concedeva a livello ai chierici Azzo ed Oddo, figli di Burda,
“de loco ubi dicitur Scorcitulo”, un appezzamento “in loco ubi
dicitur Donnicato”.
Quanto
alla cappella di S. Andrea, essa, costruita attorno alla metà del XV
secolo, è citata fra le istituzioni ecclesiastiche appartenenti alla Pieve di
S. Stefano di Filattiera nel secondo Estimo della Diocesi di Luni
(1470-1471). La vicina cappella di S. Maria Maddalena subì gli effetti disastrosi
dell'alluvione del 13 settembre 1517, quando il transito sulla via che da
Pontremoli conduceva verso il mare venne interrotto in loc. al Zago per
il crollo del ponte sul Caprio. In quell'occasione venne distrutto dalla furia
delle acque anche l'ospedale, cui la cappella era annessa. L'oratorio verrà
ricostruito attorno al 1600, mentre il ponte sarà reso di nuovo agibile
soltanto molti anni dopo, nel 1765, a testimonianza dell'essere venuta meno
l'importanza della strada che seguiva il corso del Magra, peraltro da sempre
insicura ed anche, nei secoli, più volte teatro di drammatici fatti di sangue. (da Il Corriere Apuano, n. 7 del 15 febbraio 2014, p. 3)
(le
notizie sono tratte, oltre che dall’analisi di documenti custoditi presso la
Sezione di Pontremoli dell’Archivio di Stato di Massa, dalle opere di: G. PISTARINO
(Le pievi della Diocesi di Luni, la
Spezia-Bordighera, 1961), G. FRANCHI – M. LALLAI (Da Luni a Massa Carrara – Pontremoli, Modena – Massa, 2000), P.
FERRARI (Studi di storia lunigianese,
Pontremoli, 1985), N. ZUCCHI CASTELLINI (Cronache
pontremolesi del Cinquecento, Parma, 1980), G. SFORZA (Memorie e documenti per servire alla storia di Pontremoli, Lucca-Firenze,
1887); B. CAMPI (Memorie storiche della
Città di Pontremoli, Pontremoli, 1975); Pontremuli
Statutorum ac Decretorum Volumen (Parma, 1571)