La Resistenza a Pontremoli di A. Angelini porta l'attenzione sul ruolo dei cattolici
A settanta anni dalla fine
del secondo conflitto mondiale è, amplio il dibattito sulle vicende che si
conclusero con la liberazione dell'Italia. Un dibattito serrato, spesso più
sostenuto da tentazioni revisionistiche sospinte più da ragioni ideologiche che
da una peculiare analisi dei fatti. Situazione comprensibile, se si considera
che queste vicende, pur essendo trascorsi sette decenni, hanno per molti ancora
il sapore della cronaca. Aspetti emotivamente caldi, perché segmenti di “una guerra civile”,
così come aveva sottolineato già nel 1991 lo storico Claudio Pavone, la cui
analisi rigorosa aveva destato non poco scalpore, anche per la sua appartenenza
alla sinistra, che della Resistenza si era appropriata sul piano politico.
E dalle nostre parti la
guerra civile di tensioni ne aveva generate e lasciate diverse. Per alcune
uccisioni o violenze immotivate (vere e proprie faide interne al movimento
partigiano o odi e gelosie di paese) per la convinzione di alcuni che l'azione
dei partigiani si ritorcesse sulla popolazione, per le requisizioni di prodotti
alimentari ai danni di una popolazione che faticava normalmente a sfamare se
stessa.
In questo difficile contesto
ciò che oggi più conta sono le fonti. I dati, le narrazioni dei protagonisti,
la riproposizione di memorie uscite qualche anno fa ed oggi introvabili sono
elementi essenziali per avere un'idea di ciò che fu la Resistenza dalle nostre
parti, quali ne furono i meriti, quali i limiti, quale l'organizzazione. Da qui
e solo da qui, come dai documenti d'archivio (molti ancora non disponibili), si
può e si deve partire per una ricostruzione della storia che sia il meno
possibile falsata dalle ideologie.
In questo contesto è
encomiabile l'azione della Libreria di Paolo Savi che, a Pontremoli, fattasi
Editrice, ha, in questi ultimi mesi, riproposto opere essenziali per
comprendere il movimento della Resistenza nell'Alta Lunigiana. Prima Mino Tassi
con le sue Pagine pontremolesi, poi Gordon Lett con Vallata in fiamme
e Rossano, ora Savi ha riportato all'attenzione dei lettori Aristide
Angelini con la sua Resistenza a Pontremoli, edito nel 1985 presso Luigi
Battei di Parma, con la Presentazione di Mario Ferrari Aggradi, presidente
dell'Associazione dei Partigiani Cristiani.
Un'altra visione della
Resistenza, ovviamente anch'essa di parte, poiché l'autore, che della guerra di
Liberazione fu protagonista, ne vede le vicende dalla parte della Brigate
Beretta, operanti nelle retrovie della Linea Gotica e composte prevalentemente
da partigiani dell'area cattolica. Angelini, in una novantina di pagine, offre
uno spaccato di quanto accadde in quegli anni soprattutto nel Pontremolese, con
gli albori della Resistenza, la dislocazione delle varie formazioni, i loro
comandanti, con le gesta dei partigiani,ed i loro rapporti con la gente, con i
fatti accaduti nei due anni cruciali ed, in particolare, nei due mesi che
portarono, il 27 aprile 1945, alla liberazione di Pontremoli. Nel libro si
affacciano figure importanti, da mons. Sismondo ai fratelli Cacchioli, a
Molinari, accanto ai drammi dei bombardamenti, ai rastrellamenti, al clima di
guerra che alimenta odi e tensioni.
In chiusura del volume
un'ampia appendice documentaria che riporta, fra l'altro, il quadro delle
formazioni operanti nel territorio parmense, l'organigramma della Divisione
Cisa, il codice di comportamento delle Brigate Beretta e la storia, poco
conosciuta, ma di evidente importanza, della Repubblica partigiana dell'Alta
Valle del Taro. (Questa recensione è stata pubblicata in Il Corriere Apuano del 01/08/2015)
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