15 agosto 2015

La Resistenza a Pontremoli di A. Angelini porta l'attenzione sul ruolo dei cattolici



A settanta anni dalla fine del secondo conflitto mondiale è, amplio il dibattito sulle vicende che si conclusero con la liberazione dell'Italia. Un dibattito serrato, spesso più sostenuto da tentazioni revisionistiche sospinte più da ragioni ideologiche che da una peculiare analisi dei fatti. Situazione comprensibile, se si considera che queste vicende, pur essendo trascorsi sette decenni, hanno per molti ancora il sapore della cronaca. Aspetti emotivamente caldi,  perché segmenti di “una guerra civile”, così come aveva sottolineato già nel 1991 lo storico Claudio Pavone, la cui analisi rigorosa aveva destato non poco scalpore, anche per la sua appartenenza alla sinistra, che della Resistenza si era appropriata  sul piano politico.
E dalle nostre parti la guerra civile di tensioni ne aveva generate e lasciate diverse. Per alcune uccisioni o violenze immotivate (vere e proprie faide interne al movimento partigiano o odi e gelosie di paese) per la convinzione di alcuni che l'azione dei partigiani si ritorcesse sulla popolazione, per le requisizioni di prodotti alimentari ai danni di una popolazione che faticava normalmente a sfamare se stessa.
In questo difficile contesto ciò che oggi più conta sono le fonti. I dati, le narrazioni dei protagonisti, la riproposizione di memorie uscite qualche anno fa ed oggi introvabili sono elementi essenziali per avere un'idea di ciò che fu la Resistenza dalle nostre parti, quali ne furono i meriti, quali i limiti, quale l'organizzazione. Da qui e solo da qui, come dai documenti d'archivio (molti ancora non disponibili), si può e si deve partire per una ricostruzione della storia che sia il meno possibile falsata dalle ideologie.
In questo contesto è encomiabile l'azione della Libreria di Paolo Savi che, a Pontremoli, fattasi Editrice, ha, in questi ultimi mesi, riproposto opere essenziali per comprendere il movimento della Resistenza nell'Alta Lunigiana. Prima Mino Tassi con le sue Pagine pontremolesi, poi Gordon Lett con Vallata in fiamme e Rossano, ora Savi ha riportato all'attenzione dei lettori Aristide Angelini con la sua Resistenza a Pontremoli, edito nel 1985 presso Luigi Battei di Parma, con la Presentazione di Mario Ferrari Aggradi, presidente dell'Associazione dei Partigiani Cristiani.
Un'altra visione della Resistenza, ovviamente anch'essa di parte, poiché l'autore, che della guerra di Liberazione fu protagonista, ne vede le vicende dalla parte della Brigate Beretta, operanti nelle retrovie della Linea Gotica e composte prevalentemente da partigiani dell'area cattolica. Angelini, in una novantina di pagine, offre uno spaccato di quanto accadde in quegli anni soprattutto nel Pontremolese, con gli albori della Resistenza, la dislocazione delle varie formazioni, i loro comandanti, con le gesta dei partigiani,ed i loro rapporti con la gente, con i fatti accaduti nei due anni cruciali ed, in particolare, nei due mesi che portarono, il 27 aprile 1945, alla liberazione di Pontremoli. Nel libro si affacciano figure importanti, da mons. Sismondo ai fratelli Cacchioli, a Molinari, accanto ai drammi dei bombardamenti, ai rastrellamenti, al clima di guerra che alimenta odi e tensioni.
In chiusura del volume un'ampia appendice documentaria che riporta, fra l'altro, il quadro delle formazioni operanti nel territorio parmense, l'organigramma della Divisione Cisa, il codice di comportamento delle Brigate Beretta e la storia, poco conosciuta, ma di evidente importanza, della Repubblica partigiana dell'Alta Valle del Taro. (Questa recensione è stata pubblicata in Il Corriere Apuano  del 01/08/2015)

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